L’allenatore col compito di allenare gli allenatori stessi, una figura di spicco che ha in progetto di allineare e aggiornare le figure tecniche dello Sporting Chiozza e della Scandianese: stiamo parlando del coach Corrado Zanichelli (foto), presidente della sezione AIAC (Associazione Italiana Allenatori di Calcio) di Reggio Emilia e consulente della società sportiva con sede a Chiozza. Nel dettaglio il mister, che allena dal 1972, ha il compito di organizzare la preparazione fisica e di pianificare l’utilizzo della metodologia gps. Abbiamo incontrato il decano del calcio al Circolo La Venere per scoprire di più sul personaggio, sul progetto e sulla visione generale del presidente degli allenatori di Reggio.
Salve mister, la prima domanda che le voglio fare è questa: lei è il presidente dell’AIAC di Reggio Emilia e nonostante si parli molto di progetti a lungo termine l’allenatore resta l’anello più debole della catena.
“Quando ci sono delle tensioni l’anello più debole è ancora quello dell’allenatore, chiaro che, quando vinci invece hai una forza incredibile all’interno di una società. Credo sia tutto relativo, alla fine la differenza è sempre dettata dal livello culturale dell’ambiente in cui si opera, nella maggior parte dei casi emergono delle situazioni molto difficili”
Il calcio locale è ricco di malcostumi tutti nostrani, quello che la fa arrabbiare di più?
“Occorre fare una premessa, l’ambiente dilettantistico prevede il coinvolgimento di persone che si avvicinano ad un determinato interesse per puro diletto e quindi, in quanto non professionisti, possono anche non conoscere, ignorare dei contenuti fondamentali chiari invece a chi svolge quel mestiere da professionista e non da dilettante. Le cattive abitudini sono molte, penso ai genitori sugli spalti che sorpassano il limite e iniziano a dare indicazioni tecniche ai ragazzi in campo, penso a quei giovani centrocampisti estrosi che anziché fargli fare i costruttori di gioco vengono adattati al ruolo di terzino. Ma a tutto c’è rimedio, basta cercare di mettersi anche nei panni degli altri, di apprendere qualcosa in più così da affrontare le situazioni con una preparazione culturale più ampia e meglio attrezzata”.
Come descrive il percorso degli allenatori reggiani negli ultimi anni?
“Alleno dal 1972, ricopro con grande piacere il ruolo di presidente dell’Aiac di Reggio Emilia e certamente il mio è un osservatorio privilegiato. Cosa posso dirle? Sicuramente il ruolo dell’allenatore si è evoluto, oggi, come allo Sporting Chiozza, troviamo allenatori che hanno giocato a calcio e che hanno studiato, che hanno conseguito una laurea in Scienze Motorie e che portano in campo passione e anche un buon bagaglio culturale, questo prima non accadeva mentre oggi è così. Diciamo che questo processo di crescita culturale non ha sempre interessato tutti gli addetti ai lavori che operano nel calcio e nei settori giovanili, spesso l’allenatore deve scontrarsi con una dirigenza poco avvezza a prendere in considerazione dei cambiamenti, delle novità e questo porta a degli scontri, come spesso accade, tra il passato ed il presente. Sperimentare non è mai facile, ma se vogliamo fare crescere il nostro calcio dobbiamo assolutamente stare al passo coi tempi, dobbiamo mettere tutto in discussione e cambiare il nostro metodo di lavoro portando in campo quanto di buono ci propone l’evoluzione di questo sport”.
Come si trova allo Sporting Chiozza e come sta andando il progetto con la società di Scandiano?
“Prima di tutto vorrei ringraziare il presidente Filippo Dazzi e tutti i dirigenti dello Sporting Chiozza e della Scandianese per la fiducia e per l’opportunità, sono molto felice di poter collaborare con questi ragazzi. A Scandiano siamo a buon punto, il club mi ha chiesto di introdurre la metodologia Gps e di lavorare alla pianificazione della formazione fisica dandomi tre anni per insegnare agli allenatori come introdurre questo tipo di attività. Sto lavorando con mister molto preparati, molti di loro sono dei giovani laureati che certamente faranno una bella carriera”.
In chiusura, a 72 anni ha ancora l’energia di un ragazzino. Complimenti.
“Il segreto è la curiosità e la voglia di studiare e di imparare, di crescere sempre. Quando vedo qualcosa di nuovo voglio approfondirla e testarla, voglio capire e questo certamente mi aiuta ad avere molte energie”.
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